Con un sorriso persistente e candido, occhi solenni e un corpo raggiante di gioia, il bambino malgascio, o il bambino della grande isola, è fonte di interrogazione per la moltitudine di volti che lo compongono, ma anche per i personaggi che abita. Cosa si nasconde dietro questo carattere multiforme? In questo articolo vi diamo una panoramica del bambino malgascio, vi raccontiamo tutto. Figlio del miscegenariato, costituito dalle diverse ondate migratorie subite, il bambino malgascio è storicamente composto da diverse tribù, in numero di diciotto. Clan e tribù, tutto qui, vi diciamo tutto. Tra differenze, unione e universalità, nell’articolo sveliamo i segreti del bambino malgascio.
Candide, astute, furbe, angeliche, tanti qualificatori che qualificano le caratteristiche malgasce. Quando lo incontriamo, sfoggia il suo candido sorriso, segno della sua apertura verso gli altri; tuttavia, nonostante l’apparente accoglienza che emana, il bambino malgascio è molto attaccato alla sua orda e può persino essere sciovinista. È molto legato alla sua tribù, si identifica e rimane identificabile con essa. Da qui il famoso adagio “nella storia del mondo, la famiglia viene prima del clan, il clan prima della tribù, la tribù prima del popolo” palesemente vero. In Madagascar non c’è popolo senza tribù. Le sottoscrizioni alla sua colonia, alla sua truppa, alla sua controparte, alla sua concordanza, rese importanti da questo patrocinio.
18 tribù
Il popolo malgascio conta 18 tribù: Besimsaraka, Sakalava, Antandroy, Mahafaly, Vezo, Merina, Betsileo, Antakarana, Bara, Mahafaly, Sihanaka, Antaisaka, Antaifasy, Antambahoka, Antanosy, Tsimihety, Tanala, Bezanozano
Una storia comune.
Il bambino malgascio, nonostante la moltitudine di clan, città, villaggi e villaggi, appartiene a un popolo a sé stante. L’isola di Madagascar è sempre stata storicamente organizzata in un unico governo. Se i dialetti sono tra il numero di tribù, se non di più, si parla una sola lingua. A causa della storia e della colonizzazione, la lingua ufficiale è il malgascio degli altipiani. Il luogo di amministrazione e l’epicentro economico dell’isola è Tananarive, la capitale. Fu fondata come capitale nel 1790. È anche il luogo in cui si svolgono gli eventi culturali.
È un luogo di unione dove si trovano tutte le confluenze dell’isola. Vendite, acquisti, tutto si svolge nel centro dell’isola. La capitale è il territorio storico degli imerina, insediatisi come gruppo etnico dominante durante la decolonizzazione. Oggi le terre blu, chiamate anche analamanga, sono ancora la casa della tribù.
Una condivisione comune.
Al di là della lingua condivisa, il bambino malgascio, già in tenera età, condivide anche una forte base di immaginazione comune. La logica e l’umorismo propri del popolo malgascio ne sono la prova. Una cassa comune che troverà in seguito le sue diramazioni specifiche in ogni dialetto. Non sorride alla ciotola di riso allo stesso modo, ogni malgascio.
Celebrazioni comuni:
Ciò che è condiviso, un inno, stemmi, conti e mense.
I bambini dell’isola rossa condividono un calendario scolastico identico, è importante ricordarlo: i corsi sono contingenti per ogni scolaro dell’isola.
Anche i momenti di festa sono simili in Madagascar. Le persone si riuniscono alla stessa ora e celebrano le stesse festività: Natale, Capodanno e i giorni festivi.
La religione cristiana è il primo dogma religioso dell’isola ed è importante nella costruzione della base culturale comune malgascia. In questo articolo vorremmo menzionarlo, poiché è un elemento della vita quotidiana malgascia.
Da qualche anno, l’isola si riunisce intorno agli Island Games, la competizione sportiva dell’Oceano Indiano, ma anche della CAN (calcio, rugby, basket…). Nuove mode del popolo malgascio.
Simboli comuni:
Il maki, il barea zebù, ma anche il re dell’aia sono tutti animali simbolo che uniscono il popolo malgascio durante i giochi.
Rispettivamente simbolo del rugby e del basket e della squadra di calcio. I suoi animali sono simboli di coesione e unità in tutta l’isola.
Per quanto riguarda il gallo, è un animale condiviso dai malgasci. Non è raro vedere bambini e adulti avvicinarsi l’un l’altro con il pollame in mano per fare un combattimento di galli. L’animale è anche un mezzo di baratto diffuso in tutta l’isola, a significare l’importanza del simbolo.
Un obiettivo, delle intenzioni, uno sguardo identico:
Nello sguardo, il candore, una formula famosa che riprendiamo e che si ritrova nel bambino malgascio. Il personaggio è multiforme, e sotto la sua apparente sincerità si nasconde una furbizia che lo caratterizza.
Nel volto del bambino malgascio, e dei malgasci, c’è il rispetto per il bello e il buono. Come una preghiera mentale, una guida alle scelte di vita, più che una filosofia d’azione. Inoltre, la morale è uno stele fondamentale della società e del carattere.
Un obiettivo verso l’universale, candido e innocente. Semplice come un adagio sconosciuto ed ecumenico.
L’arte, una parte importante dell’educazione del bambino malgascio. Durante la sua giovane età, tra i 7 e i 18 anni, si dedica all’arte, attraverso il canto, la danza, la musica, la poesia o il disegno.
L’unità in un ideale:
L’unità, verso un ideale di vita che è molteplice e uno allo stesso tempo. Unità nella sua volontà, nel suo amore, nella sua patria, il motto dell’isola rossa. La sua fede nel bene, nel valore dell’universale dell’Illuminismo è propria degli uomini colti. Nella sua unità, l’universale; nelle sue aspirazioni, l’universale.
Inoltre, le idee di giustizia sociale e societaria sono una questione seria in Madagascar. È importante che la mente malgascia consideri l’aspetto sociale e societario nel modo in cui articola le proprie idee; ciò deriva dalla scelta degli orientamenti politici: il Paese era socialista sotto il primo governo della Repubblica malgascia. La nozione di condivisione e di aiuto rimane ancorata nelle scelte e nelle abitudini anche oggi.
Il bambino della grande isola ride e ride, ma a volte sorride anche. Di cosa sta ridendo esattamente? È il sorriso che veste il suo copricapo, parte del suo costume. Nella sua risata l’innocenza di un bambino come tanti. Passeggia nel vento con quel sorriso che lo caratterizza.
Uno stile di vita:
Nel loro modo di vivere, quotidianamente, i malgasci rimangono aperti. Impastano le loro tradizioni e scoprono, provano, abbandonano, si fermano. Vivono il loro tempo vivendo in esso, vivono tagliati fuori dal ritmo del mondo con le sue feste e la sua storia, il suo ecosistema. È aperto al cambiamento e alla novità. Non è raro vedere un malgascio armato della più recente tecnologia high-tech o giovani riuniti con background diversi.
Visitate il Madagascar e incontrate il bambino dal sorriso aggraziato, il bambino della grande isola di oggi.